giovedì 3 gennaio 2013





Il libro della settimana: Sergio Fernàndez Riquelme, La Utopía del comunismo jerárquico. Politica y Sociedad en Ugo Spirito, Prólogo de Pedro Carlos Gonzáles Cuevas , Isabor – AVK Verlag 2010,  pp. 148 - c/ Molina de Segura 5, bloque 7, 4° C - 30007 Murcia  (España).





Sergio Fernàndez Riquelme è uno storico spagnolo, docente presso l’Università della Murcia, direttore de “La razón histórica”,  con alle spalle notevoli  saggi e libri dedicati  alla  storia delle idee. In particolare ricordiamo il lavoro pionieristico sul pensatore rumeno, padre del moderno corporativismo europeo, Mijail Manoilesco (2005).  
Quest’ultima sua fatica, La Utopía del comunismo jerárquico. Politica y Sociedad en Ugo Spirito, non è come si potrebbe pensare  una  semplice presentazione del filosofo italiano al  pubblico colto spagnolo. Nel suo efficace  ritratto  il pensiero di  Spirito  acquisisce  un  respiro europeo. Il punto di partenza, ovviamente, è quello dell’ “altra” Europa tra le due guerre: per usare un linguaggio caro al fascismo "movimento",   l’Europa che si schierò intellettualmente dalla parte del  “Sangue"  in guerra "contro l’Oro”.  Come del resto sottolinea nell’ appuntita prefazione Pedro Carlos Gonzáles Cuevas,  individuando, tra l'altro,   anche  postumi  punti di contatto ideale   tra Spirito e il pensiero "ribelle" contemporaneo. (pp. 5-17).
Il libro si articola in due parti, cui si aggiunge una dignitosissima  bibliografia finaledi e su il filosofo (pp. 137-144). La prima parte è dedicata all’intreccio -  vera caratteristica del pensiero di Spirito -   tra filosofia, scienza e politica (“El filosofo y el político: de especulador teorético a consejero de príncipes”, pp. 27-53); la seconda  alla sua teoria filosofico-economica, culminante nella corporazione proprietaria e nell’autogestione sociale ( “El economista y el téorico: Del corporativismo fascista al comunismo jerárquico”, pp. 55-135).
Stato organico o comunitarismo integrale? Qual è la forma politico-sociale predominante nel pensiero di Spirito?  Lo storico spagnolo non scioglie completamente il nodo, anche se sembra propendere per il comunitarismo integrale. A suo avviso,  il comunismo spiritiano sarebbe  il  naturale   punto di approdo,  di un pensiero  segnato  fin dagli inizi gentiliani,  da una fortissima istanza comunitaria, esplicitatasi prima, negli anni del fascismo,  come comunione  tra stato e individuo   (il comunismo gerarchico del fascismo corporativo), dopo,all'indomani della  guerra,  nell'osmosi  tra  società e individuo (il comunismo sociale),  quale fulcro sociale   di un gigantesco processo di  sviluppo economico,  guidato dalla scienza, ma   a vantaggio  dell’uomo e  non del capitale.  
Probabilmente il pensiero di Spirito  è condizionato (dall'inizio alla fine)  da una premessa conoscitiva fondamentale.  Quale?   Che il sapere  può cambiare in  meglio l’uomo. Di conseguenza   il suo pensiero si sforza  di inverare in chiave comunitaria -    attraverso  l’aiuto determinante della scienza - politica e società. Spirito, insomma,  crede nel progresso morale-scientifico dell’uomo.  E per farla breve,  sul  valore, purtroppo controverso, di  questo assioma,   regge  o  cade  il  suo comunitarismo.  

Carlo Gambescia

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